Spesso si crede che un bambino sicuro sia un bambino sempre contento, soddisfatto e in uno stato ininterrotto di benessere e calma. La sicurezza in una persona viene confusa con uno stato emotivo di gioia continuo. Per questa ragione a volte si pensa che non dire mai di NO ai bambini o cedere con un “Sì” (dopo diversi “NO”), e quindi non vederli frustrati, li renda automaticamente sereni, felici e quindi SICURI. Nulla di più sviante poiché, in effetti, ben presto ci si rende conto che un bambino che riceve solo tanti “Sì” e nessun “NO”, inizia ad avere un comportamento prevaricante sulle figure genitoriali e di accudimento, diventando sempre più insoddisfatto e facilmente irritabile, e predisposto a scoppi d’ira difficili da gestire. Cosa che tra l’altro potrebbe accadere anche a un bambino che, sul versante opposto, riceve sempre e solo tanti NO. Un bambino che non riceve NO, limiti e regole è un bambino al quale non diamo la possibilità di imparare a tollerare le inevitabili frustrazioni della vita. Si viene così esposti allo sviluppo di dolorosi sentimenti di inadeguatezza e di modelli di comportamento in cui si sperimenta cosa significa avere difficoltà a controllarsi e autoregolare i propri vissuti emotivi.
La difficoltà e la paura di dire di “NO” spesso si associa al fatto che “si tende ad attribuire una connotazione negativa al concetto di “limite”, che viene inteso come punizione, divieto, predica morale, rinuncia, negazione continua” (Rogge, 2002). In realtà il ricorso alle punizioni denota la mancanza o difficoltà di dialogo tra l’adulto e il bambino e non ha necessariamente a che fare con il concetto di “limite” in senso educativo. Inoltre, se la punizione non è correlata in termini di senso e coerenza con il comportamento che si vuole punire, non sortirà alcun effetto educativo ma solo di obbligo alla sottomissione (ad esempio, se un bambino picchia il fratellino e la punizione è “non potrai guardare la T.V. per un mese”, non si offre nella punizione alcuna possibilità di apprendimento correlata al comportamento aggressivo avuto o di riparazione al danno compiuto, soprattutto non si offre un’azione bensì una “non-azione”).
Il limite rappresenta invece per il bambino un’opportunità di crescita fondamentale e non è una punizione o una sofferenza che s’impone ai propri figli. Deve essere molto chiaro quanto sia importante, a tale scopo, che i suddetti limiti vengano posti all’interno di una relazione premurosa e affettivamente stabile ed equilibrata. Inoltre è molto importante che non siano stabiliti a partire dalle necessità degli adulti, piuttosto devono fare riferimento alla realtà. In questo modo sono innanzitutto facili da spiegare ai bambini perché tangibili, concreti e dimostrabili. Poichè concreti, tali limiti saranno gli stessi che il bambino si troverà davanti a sé nella vita.
Conoscerli e avere la possibilità di sperimentarli in un contesto protetto, come quello familiare o scolastico, e in maniera proporzionale all’età e quindi alle proprie possibilità, li aiuterà a sviluppare le proprie risorse e a sentirsi sicuri e al sicuro (Philips, 1999).
Imparare a gestire e autoregolare le proprie emozioni passa attraverso esperienze di contenimento, rappresentato appunto dai NO e dalle regole date all’interno di una relazione affettiva e di fiducia. I bambini vivono spesso i propri desideri e bisogni, talmente intensamente al punto da sembrare loro che non soddisfarli nell’immediato possa essere doloroso in maniera insopportabile. Il bambino ha bisogno di sperimentare quell’attesa, che sembra essere così penosa, purché sia ragionevolmente tollerabile per la sua età. Un adulto che offre questo tipo di esperienza manda continuamente un importante messaggio di fiducia a quel bambino: un bambino che riceve un NO e non ottiene immediatamente o affatto quello che vuole, sente che aspettare crea disagio, sofferenza, che a volte può sembrare intollerabile; superando l’attesa o accettando l’impossibilità della soddisfazione, impara che può sopravvivere alla prova e alle emozioni suscitate in lui dalla prova stessa. Se l’esperienza è ripetuta nel tempo e proporzionale all’età del bambino, egli si abituerà e soprattutto avrà una nuova e maggiore fiducia nelle proprie capacità.
Un bambino abituato a essere sempre e subito soddisfatto in ogni richiesta, addirittura anche se a volte dannosa per se stesso, prenderà il sopravvento e imparerà a tiranneggiare sui propri genitori e a non riconoscere le figure autorevoli. L’inversione di ruolo tra il genitore e il figlio crea un forte senso di angoscia nel bambino. La persona che dovrebbe proteggerlo e guidarlo si trova invece nella posizione di essere dominata. Un bambino che non sperimenta confini e limiti, si sentirà perso perché privo di punti di riferimento che orientano e guidano.
A volte il timore nel genitore di ricevere disapprovazione da parte del figlio, lo porta a perdere di vista il suo ruolo di guida e di educatore. Dare limiti, regole e dire di NO, quando ce n’è bisogno, non significa essere dispotici, autoritari, freddi e distaccati. Un presupposto fondamentale, affinché i limiti abbiano l’effetto di determinare sicurezza e autonomia nei bambini, è che siano accompagnati dall’ascolto, dal confronto, dall’accettazione, dalla fiducia e dall’affetto incondizionato.
“L’autorevolezza è necessaria a crescere quanto le regole. Di queste un bambino ha un bisogno assoluto, quando non gli vengono impartite le richiede, anche a costo di provocare il genitore”. “Quando il papà o la mamma arrivano a dire a un bambino: “Fai come ti pare”, hanno di fatto abdicato alla loro autorevolezza.” (Crepet, 2001).
Spesso si tende ad assecondare i figli perché ci si sente in colpa, perché si teme di essere assenti o inadeguati.
“La comprensione da parte dei bambini della necessità di limiti ben precisi è tutt’uno con il loro desiderio di variarli, ampliarli e superarli. I confini per un certo lasso di tempo trasmettono sicurezza, offrono protezione, indicano una meta che, una volta raggiunta, invita a cercare, oltre le frontiere conosciute, nuove direzioni per nuovi cammini.”(Rogge, 2002)
Un bambino con dei limiti, si sentirà spronato a testarli, affrontarli e a cercare di superarli e proprio questo rappresenta un naturale processo di crescita, nonché un passaggio inevitabile verso un senso di sicurezza e di fiducia in se stessi. Educare con confini, regole e ponendo limiti, aiuta e prepara alla vita, ad affrontare gli imprevisti, a tollerare la fatica, le perdite e gli insuccessi senza abbattersi e arrendersi.
(dott.ssa Roberta Ravagnani, psicologa e psicoterapeuta)
Riferimenti bibliografici
- Crepet, P. Non siamo capaci di ascoltarli. Riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza, Torino: Einaudi, 2001.
- Phillips, A. I no che aiutano a crescere, Milano: Feltrinelli, 1999.
Rogge, J. Quando dire no. Perché i bambini hanno bisogno di limiti, Milano: Net, 2002.